Cantare tanto, cantare tutti. Tanto meglio se aggrappati a un muro spesso e imponente fatto di cassa, timpano e rullante. E’ con questa formula che strizza l’occhio ai Cold War Kids, da una parte, e ai Vampire Weekend, dall’altra, fondendo il tutto con la sensibilità stilistica e le armonie vocali degli America, che i Local Natives hanno sbalordito Roma. E, a sua volta, la città ha restituito il favore.
Ieri sera al Circolo degli Artisti è stata proprio la band losangelina la prima a stupirsi del folto pubblico accorso per l’evento, il primo in Italia in supporto del buon debutto su disco intitolato Gorilla Manor. E, dopo aver improvvisato una Airplanes acustica al ristorante accanto al locale, ha dato il massimo sul palco producendo poco più di un’ora di indie sognante e ben confezionato: i 5 ragazzotti baffuti, nerd e artistoidi hanno dimostrato di conoscere bene i loro limiti e, al contempo, di saperli superare con grazia e spirito di squadra. Non c’è una voce davvero caratterizzante? I Local Natives armonizzano e cantano in 4 a squarciagola trascinando e coinvolgendo il pubblico fino a toccarlo con ogni singola canzone. Un pezzo ha bisogno di quel qualcosa in più? I componenti del gruppo si scambiano i ruoli e suonano strumenti diversi, anche durante lo stesso brano, per il bene comune.
E i risultati non sono mancati. Wide Eyes, il singolo Airplanes, Sun Hands, Shape Shifter e la cover dei Talking Heads Warning Sign funzionano perfettamente dal vivo, come d’altronde tutte le altre canzoni dell’album proposte nel corso della serata che si è chiusa con un vero e proprio assalto al banchetto del merchandise al quale si è fermata per chiacchiere e autografi (foto a fianco).
Qui trovate una bella intervista ai Local Natives mentre qui potete ascoltare la loro musica.